image_pdf

I campi della morte di Belzec, Sobibor e Treblinka, a cura di Marcello Pezzetti

CASINA DEI VALLATI – FONDAZIONE MUSEO DELLA SHOAH

VIA DEL PORTICO D’OTTAVIA, 29

Apertura al pubblico: venerdì 27 gennaio 2023

In occasione della Giornata della Memoria, la Fondazione Museo della Shoah presenta dal 27 gennaio 2023, presso la Casina dei Vallati, la mostra “L’inferno nazista.

La mostra si avvale dei patrocini della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero della Cultura, del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, dell’UNAR Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, della Regione Lazio, di Roma Capitale, dell’UCEI Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, della CER Comunità Ebraica di Roma, dell’Associazione Figli della Shoah di Milano, del CDEC Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea e dell’ANED, Associazione Nazionale Ex Deportati nei campi nazisti L’esposizione, pensata in occasione dell’ottantesimo anniversario della sollevazione del ghetto di Varsavia e delle rivolte avvenute nei campi di Sobibor e Treblinka, racconta un’operazione omicida, purtroppo quasi del tutto riuscita, che non ha alcun precedente in nessun tipo di civiltà: l’Aktion Reinhardt, ovvero l’uccisione della popolazione ebraica concentrata nei ghetti del Governatorato generale, il cuore dell’ex territorio della Polonia. Fra il marzo del 1942 e l’ottobre del 1943 le autorità naziste fanno ricorso alla deportazione delle vittime in luoghi dove le uccisioni di massa sono effettuate utilizzando il gas: i tre campi della morte di Belzec, Sobibor e Treblinka. Attraverso documenti, foto, filmati, interviste e ricostruzioni viene raccontata per la prima volta in modo completo la storia di questi campi. La mostra comprende inoltre un’importante sezione multimediale e immersiva che racconta, attraverso la ricostruzione di un plastico del campo di Treblinka, gli atroci procedimenti di messa a morte perpetrati in questi luoghi.

Come dichiara il Presidente della Fondazione Mario Venezia “, con la realizzazione di questa mostra, la Fondazione ricostruisce ed analizza con doverosa scrupolosità il progetto di sterminio di massa nei campi appositamente edificati. Negli stessi campi, esattamente ottanta anni fa, numerosi gruppi di prigionieri hanno trovato il coraggio e la forza di innescare rivolte contro gli aguzzini. Auspichiamo che anche questa esposizione storica, allestita presso la Casina dei Vallati, riesca a raggiungere quote significative di pubblico perché riteniamo che lo Studio e la Ricerca continuino a costituire, ancora oggi, la più sana forma di ribellione.

 

LA MOSTRA

Il percorso espositivo inizia con un’introduzione sulla politica antiebraica nazista e sulla scelta del gas come strumento di sterminio di massa. Si parte con una contestualizzazione geografica, in particolar modo sulla situazione del territorio polacco al momento dello scoppio del conflitto mondiale. Si prosegue analizzando il tema dell’utilizzo del gas come strumento di sterminio di massa, partendo dallo sterminio dei disabili (progetto T4) e finendo con l’idea di istituire centri della morte nel Governatorato Generale, la parte della Polonia non annessa al Reich.

La seconda sala della mostra racconta la realtà dei ghetti nazisti, con uno sguardo particolare al processo di ghettizzazione, toccando temi quali l’istituzione dei ghetti, l’entrata nel ghetto, la costruzione di muri. Si passa successivamente al racconto della liquidazione dei ghetti, illuminandone il passaggio dalla vita alla morte e le varie deportazioni verso i campi di sterminio, attraverso l’utilizzo di un’ampia selezione di immagini e una postazione video.

Una sala della mostra è interamente dedicata all’Aktion Reinhard e ai suoi luoghi (i campi di sterminio di Belzec, Sobibor e Treblinka). In questa sezione viene spiegato il sistema della messa a morte di tutti gli ebrei polacchi e di una parte di quelli tedeschi, austriaci, slovacchi, bielorussi, lituani, francesi, olandesi, di Tracia e Macedonia, del ghetto di Theresienstadt e del Protettorato di Boemia e Moravia. 

Nello specifico vengono fornite le statistiche dell’operazione, le cifre delle vittime e la struttura dei tre campi di sterminio, con un focus aggiuntivo sul campo di Majdanek.

I persecutori nazisti e i collaborazionisti coinvolti, evidenziandone sia i principali (Globocnik, Stangl, Franz, Höfle, Eberl e Wirth) che i personaggi “minori” (quali Suchomel, Reichleitner, Stadie, Miete, Hackenholt, etc.) sono al centro della sala successiva, con un focus sulle rivolte nei campi di Sobibor e Treblinka e con un accenno alla resistenza ebraica nell’Est Europa in generale. La sala più importante della mostra è quella dedicata al campo di Treblinka, una sezione immersiva che presenta la ricostruzione del modello del campo, con una sequenza di video e audio accompagnati dalla voce narrante di Luca Ward.

 

 In questa sezione si possono vedere scansioni di mappe originali fatte da nazisti e sopravvissuti, immagini di deportazioni a Treblinka, fosse comuni e bruciature dei cadaveri, l’intero album fotografico di Kurt Franz, immagini dello smantellamento del campo e foto di Treblinka al giorno d’oggi. Si prosegue con una sala dedicata alla fine dell’Aktion Reinhardt: lo smantellamento dei tre campi e il trasferimento nel Litorale Adriatico dei responsabili del più grande sterminio di massa della storia. Qui procedono all’arresto e alla deportazione degli ebrei residenti nel territorio (Udine, Gorizia, Triste e Fiume) ma anche di migliaia di non ebrei, prevalentemente oppositori politici. Il percorso espositivo termina con uno spazio dedicato alla sorte dei criminali nazisti.

LE IMMAGINI

Gli uomini del SS-Sonderkommando Belzec davanti all’edificio della Kommandantur nel 1942. Fra loro l’SS-Hauptscharführer Lorenz Hackenholt, il poliziotto Fritz Tauscher e i “civili” (non appartenenti alle SS): l’istallatore Heinrich Barbl, il fabbro e infermiere Arthur Dachsel, il fabbro e infermiere Ernst Zierke e Max Gringers. United States Holocaust Memorial Museum, Washington

L’arrivo di un convoglio di ebrei nel campo di Belzec. Dipinto di un ferroviere di Belzec, Waclaw Kolodziejczyk realizzato negli anni ’60 e basato sui suoi ricordi degli impianti di sterminio del campo.

Kuria Diecezja Zamojsko-Lubaczowska, Zamosc (Lublin)

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *