ESTATE 2025 ALLO SFERISTERIO DI MACERATA
Recensione di Flavia Vitale
Per la 61ª edizione del Macerata Opera Festival, in scena allo Sferisterio dal 18 luglio al 10 agosto 2025, il nuovo direttore artistico Marco Vinco presenta tre titoli d’opera: La Vedova Allegra (18, 27 luglio, 2 e 9 agosto), Rigoletto (19 e 25 luglio, 3 e 8 agosto) e Macbeth (26 luglio, 1, 7 e 10 agosto).
La stagione si apre con l’operetta La Vedova Allegra di Franz Lehár, in versione italiana, che debutta al Macerata Opera Festival. Una nuova produzione firmata dal regista Arnaud Bernard, dal coreografo Gianni Santucci, dallo scenografo Riccardo Massironi e dalla costumista Maria Carla Ricotti. Sul podio il Maestro Marco Alibrando. La compagnia di canto vede, nei panni della protagonista Hanna Glawari il soprano Mihaela Marcu, in quelli di Valencienne il soprano Cristin Arsenova. Al loro fianco i tenori Valerio Borgioni nei panni di Camille de Rossilon, Alessandro Scotto di Luzio i quelli di Danilo Danilowitsch e il baritono Alberto Petricca in quelli del Barone Mirko Zeta.
La vedova allegra è considerata una delle operette più famose e rappresentate al mondo, amata per la sua musica brillante e melodiosa, la trama leggera e gli equivoci comici. Debuttò a Vienna nel 1905 e da allora ha continuato ad affascinare il pubblico con la sua combinazione di amore, intrighi e satira sociale, diventando un capolavoro del genere operettistico. Molto importante per quest’operetta è il balletto che con il suo can can al terzo atto scalda gli animi della festa e del pubblico. In questo caso seppur la coreografia non era male, i ballerini non tenevano il passo con la verve e lo spirito dell’operetta. Purtroppo Bernand taglia e cuce un testo anche laddove non ce ne era bisogno, un Njegus in napoletano stereotipato di Marco Simeoli con battute piuttosto banali da grande fratello trash. “Il tenore del tenore” Alessandro Scotto di Luzio che interpretava Danilo, purtroppo non è all’altezza del personaggio soprattutto nelle frasi più ammalianti dell’opera, nulla da eccepire per Valerio Borgioni che nonostante la bacchetta incerta di Marco Alibrando sostiene l’operetta. Altra nota di demerito gli squilibri sonori tra il parlato amplificato ed il cantato, che forse avrebbero avuto bisogno di un sostegno maggiore.
Segue Rigoletto di Giuseppe Verdi, riproposto nell’allestimento del 2015 firmato dal regista Federico Grazzini, dallo scenografo Andrea Belli, dalla costumista Valeria Donata Bettella e dal light designer Alessandro Verazzi. La direzione dell’orchestra è affidata al Maestro Jordi Bernacer. Nei panni di Rigoletto il baritono Ernesto Petti, in quelli di Gilda il soprano Ruth Iniesta, mentre Il Duca di Mantova è interpretato dal tenore Ivan Magrì. Con loro, il basso Luca Park nel ruolo di Sparafucile, il mezzosoprano Carlotta Vichi in quello di Maddalena, il basso Alberto Comes in quello di Monterone.
Premetto che non sempre amo le trasposizioni nell’età moderna delle opere, ma devo dire che qui i cantanti sono stati tutti bravissimi, soprattutto Ruth Iniesta, che torna allo Sferisterio dopo Lucia e Liù. L’ambientazione nel luna park è funzionale, ma sinceramente rende ancora più cupa l’opera. Alla fine il clown è sempre il personaggio che incute tristezza e la scenografia è caratterizzata dal faccione del clown che è anche l’entrata in scena.
Terzo titolo Macbeth di Giuseppe Verdi, che torna a Macerata dopo il grande successo di pubblico e critica ottenuto nel 2019. L’allestimento, firmato da Emma Dante, ripreso da Federico Gagliardi, è stato premiato con il prestigioso Angel Herald Award di Edimburgo nel 2017. Le scene sono di Carmine Maringola, i costumi di Vanessa Sannino, le luci di Christian Zucaro, le coreografie di Manuela Lo Sicco. Sul podio il Maestro Fabrizio Maria Carminati. La compagnia di canto vede il baritono Roman Burdenko nel ruolo di Macbeth, affiancato dal soprano Marta Torbidoni, al suo debutto nel ruolo di Lady Macbeth. Antonio Poli interpreta il ruolo di Macduff, mentre Simon Orfila quello di Banco. Accanto a loro, Federica Sardella come Dama di Lady Macbeth e Oronzo D’Urso come Malcolm.
Macbeth è il titolo di punta di questa stagione, la scenografia di Emma Dante nella cornice dello Sferisterio, vale da solo lo spettacolo creando un continuo movimento fatto di spade e sensi di colpa. Complice una coreografia che affascina, ammalia ed allo stesso tempo logora dentro, un plauso speciale a Marta Torbidoni, voce limpida e potente che, oltre a confermarsi una delle artiste su cui fare affidamento e da seguire, ribadisce che si può cantare senza urlare.
La stagione lirica dello Sferisterio è nel suo complesso interessante ed affascinante, qualche caduta c’è, come ad esempio la Vedova Allegra, che anche se si è rivelata un successo al botteghino, ha molto da sistemare. Per il prossimo anno è prevista dal 17 luglio una nuova produzione di Nabucco di Verdi affidata al regista belga Paul-Émile Fourny, mentre torna il 18 luglio 2026 da Siviglia il nostro barbiere preferito con la ripresa della fortunata regia di Daniele Menghini dall’edizione del ’22. Poi prosegue il 19 luglio ’26 con Il trovatore di Francisco Negrin del 2013, ripreso nel 2016, e la direzione del russo-tedesco Dmitri Jurowski. Infine il grande Novecento dei potenti Carmina Burana di Orff il 7 agosto con il direttore Ramón Tebar.

