AMBIGUITÀ E INNOCENZA PERDUTA: DEBORAH WARNER
FIRMA THE TURN OF THE SCREW (IL GIRO DI VITE)
CON IAN BOSTRIDGE NEL RUOLO DI PETER QUINT
Il nuovo allestimento dell’opera di Britten dal capolavoro di Henry James
in scena dal 19 al 28 settembre 2025 con un cast artistico tutto britannico
e Ben Glassberg sul podio
In uscita anche un nuovo numero della rivista “Calibano”,
dedicato a “I luoghi della paura”
«È stato un piacere presentare Billy Budd e Peter Grimes al Teatro dell’Opera di Roma, e così, quando è arrivato l’invito a dirigere The Turn of the Screw, ho colto al volo l’occasione di rivisitare una delle opere più drammaticamente inquiete di Britten. Un’opera da camera basata sulla storia di fantasmi di Henry James, che Britten ascoltò per la prima volta alla radio quando aveva 18 anni, interpretata da un cast corale di sei elementi. Due di questi sono bambini, a cui sono affidati due dei ruoli più impegnativi del repertorio per giovani cantanti. Un’opera inquieta e inquietante, con una splendida partitura musicale, basata su un tema che il compositore stesso ha dichiarato essere profondamente vicino al suo cuore, il pezzo affronta infatti la ricorrente preoccupazione di Britten per la perdita dell’innocenza».
Così Deborah Warner descrive The Turn of the Screw (Il giro di vite) di Benjamin Britten, in scena in un nuovo allestimento dell’Opera di Roma dal 19 al 28 settembre 2025. La prima rappresentazione è trasmessa in diretta su Radio3 Rai. Terzo titolo britteniano al Costanzi per la grande regista inglese, dopo i successi di Peter Grimes (nel 2024) e Billy Budd (nel 2018), lavoro per il quale ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti internazionali come l’International Opera Award, l’Olivier Award e in Italia il Premio Abbiati della critica. The Turn of the Screw è un ritorno per Deborah Warner, che ha affrontato questo titolo per la prima volta nel 1997. Acclamata per le sue regie innovative sia nella prosa che nell’opera – tra cui una serie di lavori molto apprezzati con l’attrice Fiona Shaw e un recente Re Lear con una donna nel ruolo principale – l’attrice Glenda Jackson – Deborah Warner ha collaborato con alcune fra le maggiori realtà teatrali nel mondo: Royal Opera House di Londra, Opéra national di Parigi, Teatro Real di Madrid, Metropolitan Opera di New York. Con questo terzo titolo rafforza il suo rapporto con il Teatro dell’Opera di Roma.
Affascinata dal complesso lavoro che la librettista Myfanwy Piper ha esercitato sulla fonte letteraria di Henry James, la regista si è ispirata anche alle opere del pittore scozzese James Pryde, alle sue figure longitudinali. Le scene sono curate da Justin Nardella, i costumi affidati a Luca Costigliolo, le luci sono firmate da Jean Kalman.
Dirige l’Orchestra dell’Opera di Roma Ben Glassberg, al suo debutto al Costanzi. «Quest’opera di Britten – dichiara il direttore britannico – è un capolavoro di concisione compositiva. Con mezzi così modesti e idee musicali fondamentali, egli tesse un intero mondo immaginario attraverso il quale assistiamo alla distruzione dei personaggi sul palcoscenico. Realizzare una nuova produzione di quest’opera con la geniale Deborah Warner – conclude Glassberg – è un’occasione meravigliosa per rivisitare un’opera che adoro e che mi sta molto a cuore».
Impostosi all’attenzione internazionale nel 2017, anno in cui ha vinto il Gran Premio al 55° Concorso per giovani direttori d’orchestra di Besançon, Ben Glassberg è stato poi Direttore Ospite Associato dell’Orchestre National de Lyon e direttore musicale della Volksoper di Vienna. Dal 2021/22 è Direttore musicale dell’Opéra de Rouen Normandie dove nel 2023 ha diretto Sogno di una notte di mezza estate di Britten, autore con cui si è misurato anche in War Requiem al Teatro Massimo di Palermo. Nel 2021 ha diretto The Turn of the Screw con la regia di Andrea Breth, presso il Théâtre Royal de la Monnaie. Glassberg è salito sul podio per numerosi titoli operistici, fra cui La clemenza di Tito di Mozart alla Staatsoper di Amburgo, Carmen di Bizet alla Deutsche Oper di Berlino e al Théâtre des Champs-Elysées, Ariadne auf Naxos di Strauss, Les dialogues des Carmélites di Poulenc, Don Giovanni di Mozart e Tristano e Isotta di Wagner all’Opéra de Rouen Normandie.
Protagonista un cast di interpreti inglesi. Il pluripremiato tenore Ian Bostridge, riconosciuto interprete di Britten, torna nel ruolo dello spettro Peter Quint, di cui aveva già vestito i panni nel 1997. Con lui un tris di interpreti femminili: nella parte dell’Istitutrice Anna Prohaska, soprano lirico austro-britannica che ha debuttato nel 2002 con la Komische Oper di Berlino proprio con The Turn of the Screw nella produzione di Harry Kupfer. Ospite fissa del Festival di Salisburgo, ha calcato palcoscenici di Royal Opera House, Teatro alla Scala di Milano e l’Opéra national de Paris. Emma Bell, premiata nel 1998 col prestigioso Kathleen Ferrier Award, veste i panni di Mrs Grose. Nella parte dell’inquieto spettro Miss Jessel troviamo infine Christine Rice, che rinnova la collaborazione con Warner dopo i successi di Phaedra, la cantata di Benjamin Britten di cui è stata protagonista nel 2022 a Bath e nel 2025 a Londra. I ruoli dei due bambini sono affidati rispettivamente a Zandy Hull (Miles) e Cecily Balmforth (Flora).
Straordinario capolavoro del gotico letterario di Henry James tradotto genialmente da Britten in un crescendo di tensione, The Turn of the Screw è costruito con un Prologo, due atti e sedici scene, su libretto di Myfanwy Piper. L’opera come già Peter Grimes e Billy Budd, torna sul rapporto con la giovinezza, inconfessabile e fatale. Ad animare l’opera sono infatti dinamiche allusive e mai decisamente dichiarate. Un silenzio perturbante e ambiguo avvolge tanto la vita privata di Henry James quanto la biografia di Britten e dei suoi personaggi. Così in The Turn of The Screw, letteralmente “giro di vite”, il racconto di due piccoli orfani in una grande tenuta di campagna, assediati dalla presenza di una coppia di spettri, diventa in fondo il pretesto per parlare sottotraccia di relazioni umane complesse, non ultima proprio quella fra giovani e adulti. Warner, col suo nuovo allestimento romano pone l’accento proprio sulla perdita di innocenza e non a caso il racconto è affrontato dalla prospettiva dei bambini.
«the turn of the screw /dove abita la paura» è il titolo del nuovo numero di “Calibano”, in libreria dal 26 settembre e presentato in anteprima al Costanzi, mercoledì 17 settembre alle 17.00, con la regista Deborah Warner, le autrici Letizia Muratori e Carmen Gallo e con l’anglista Andrea Peghinelli. Introduce Giulia Caminito.
La rivista di approfondimento culturale del Teatro dell’Opera di Roma, pubblicata in collaborazione con effequ, dedica il numero sette appunto allo stringente “giro di vite” della paura, fra minacce spettrali e ossessioni umane. Vari i contributi di cinema, musica, architettura, moda e arte fra cui quelli di Claudio Strinati, Stefano Nazzi, Letizia Muratori. Apre il numero il saggio di David Bering-Porter della New School di New York, che riflette sul rapporto fra genere horror e cultura contemporanea. Per la prima volta, Calibano ospita anche un’intervista con lo scrittore statunitense George Saunders.
La prima rappresentazione di The Turn of the Screw di Britten è prevista venerdì 19 settembre alle 20.00, anche in diretta su Radio3 Rai. Repliche martedì 23 (ore 20), giovedì 25 (ore 20), sabato 27 (ore 18) e domenica 28 settembre (ore 16.30). Lo spettacolo è preceduto dalla Lezione di Opera tenuta da Giovanni Bietti, sabato 13 settembre (ore 18) e dall’Anteprima giovani, riservata ai minori di 30 anni, mercoledì 17 settembre (ore 19).
Info: operaroma.it
Biglietti: https://www.operaroma.it/spettacoli/the-turn-of-the-screw/ e al Botteghino dell’Opera di Roma

